Le cose più assurde che mia figlia si infila in bocca
Cara Anna del futuro,
sono la mamma e non vedo l’ora di vedere la tua faccia imbarazzata quando leggerai questa mia lettera (che forse centinaia di persone avranno letto prima di te – hi hi hi). Sei sempre stata una persona osservatrice… seria e contemplativa, qualità che apprezzo moltissimo in te, un fare profondo, da chi vuole davvero capire, tipico di chi vuole fare scienza. A proposito di questo, devi sapere che da quando hai acquisito una certa padronanza nell’uso delle mani, ne hai approfittato subito per testare il mondo con accurate analisi chimiche, ovvero, portandoti alla bocca tutto l’immaginabile (e molto dell’inimmaginabile) per saggiarne consistenza, gusto, acidità e sapidità…
Io e papà ti prendevamo sempre in giro quando, a spasso nella Golf con la capotta abbassata, vedevamo batuffoli bianchi svolazzare nel vento: “Anna sta facendo di nuovo nevicare!” Dal buco del seggiolino tiravi fuori fiocchi su fiocchi di imbottitura, forse incredula del fatto che “sta roba bianca” non finisse mai… ci hai messo almeno 10 tentativi di ingoiare i filamenti stopposi prima di arrenderti al fatto di poterli mangiare ed accontentarti semplicemente di tirarli fuori, uno dietro l’altro, e mollarli nel vento per vederli volare.
Mi piaceva osservarti in queste tenere esperienze… altre volte invece giravo lo sguardo, facendo finta di non vedere quando ad esempio scorrazzavi sotto il tavolo della sala, imitando l’aspirapolvere e raccogliendo briciole di mangereccio (e non) direttamente dal pavimento con la lingua. Facevo finta di non vedere anche quando con le gengive addentavi le gambe del seggiolone e quando in spiaggia ti infilavi qualche ditata di sabbia in bocca.
Ho provato ad ignorarti un pochino anche quando ti sei succhiata
una pigna
il mio piede
le bolle di sapone
la crema solare
il mio mojito
il mio cellulare
le chiavi di casa
il giornale dei fuoristrada di papà
il tostapane
il gatto della nonna
Non ho potuto invece ignorare quella volta che siamo andati per una merenda sui prati: papà, Thomas ed io giocavamo a frisbee e tu te ne stavi sulla coperta a guardarci. Eravamo tutti abbastanza sereni, certi che non ti saresti mossa di lì, visto lo schifìo che provavi per l’erba sulle ginocchia. Dopo una mezzoretta buona, distratti dai buffi tentativi di tuo fratello di tirare il piatto, il tuo silenzio diventava sospetto: mi sono girata ed ho visto che eri molto concentrata su un oggettino misterioso che tenevi stretto fra le mani, come fai quando analizzi qualcosa di nuovo prima di cacciartelo in bocca. Mi avvicino e noto zampette nere agonizzanti di scarabeo muoversi fra le tue ditina… la tua bocca già semi spalancata… il cuore mi si è fermato e con un “Noooo!!!” sono riuscita appena in tempo ad arrivare a tiro e schiffeggiarti le manine “mollamollamollamolla, cheschifocheschifocheschifo!“. L’esserino è balzato via con un tonfo sordo sulle foglie del prato, si è girato e barcollando ha cercato rifugio sotto una pietra. Tu mi hai guardata male… “Come osi interrompere la mia sperimentazione?!” e poi sei esplosa in un capriccio di quelli con singulto.
Spero tu ora possa capire e perdonarmi…
Anna, BLEAHHHHH!
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